Ogni tanto mi capita di ripassare con gli occhi i libri stretti sulla mensola, su in mansarda; sono allineati su quest’asse di legno chiaro disposto in basso a causa della scarsa altezza della parete e che si estende per tutta la lunghezza della stanza. Prima, quei libri erano impilati in una vecchio scaffale in soggiorno, scadente e sbilenco, mentre ora al suo posto fa bella mostra un giradischi bianco su un mobiletto bianco per cui ho dovuto spostare i libri su in mansarda e buttar via quello scaffale ormai sciancato dagli innumerevoli traslochi.
Sullo scaffale i libri erano ordinati per colore perché così piaceva a qualcuno che era passato da quelle parti e a me la cosa non dispiaceva. Ora che li ho spostati su in mansarda, qualcuno dei libri è rimasto casualmente ordinato con la precedente disposizione perché in parte devo averli rimossi in blocco ma per il resto sono lì messi a casaccio, senza nessun ordine se non per gli ultimi letti che sono in fondo alla mensola e che comunque “gli ultimi letti” non è una tassonomia ragguardevole.
Ogni tanto scorro i libri con lo sguardo per vedere se trovo qualcosa che non ho letto, perché sono troppo pigro per andare in libreria a comprarne di nuovi. L’altra sera mi sono imbattuto in un libro, pressappoco a metà della mensola, dalla copertina rosso scuro e dalle pagine che sembravano a prima vista poco scompigliate e ho pensato che fosse uno di quei libri sfuggiti alla lettura chissà quando: “Molto forte, incredibilmente vicino” di Jonathan Safran Foer.
Non ricordo assolutamente di aver mai letto quel libro e in verità non ricordo nemmeno di averlo mai comprato e ho anche pensato che fosse strano trovare quel titolo nella mia libreria perché non è il genere di libro che avrei comprato o che almeno non avrei mai comprato ora e, per certe cose, non è che io sia cambiato molto nel tempo. Ho perciò pensato che lo avesse dimenticato lì qualcuno, forse lo stesso qualcuno dell’ordine per colore, ma poi ho anche pensato che qualcuno che ordina i libri per colore non li dimentica facilmente quando va via. Mi sono messo a sfogliarne così le prime pagine, alla ricerca di qualche frase, una dedica, una scarabocchio che mi potesse dare qualche indizio in più sulla provenienza di quell’oggetto, del perché si trovasse in casa mia, di quando ci fosse arrivato. Non trovando nulla di tutto ciò, ho poi girato il tomo e sulla quarta di copertina ho notato che il prezzo era nascosto e ho pensato che fosse un regalo. Il prezzo dei libri si copre per quello, no? Ho iniziato a chiedermi chi mai potesse essere l’autore di quel regalo e quanto quella persona poco sapesse di me per scegliere quel libro. Pensavo anche al perché io non lo abbia ancora letto seppure siano evidentemente passati tanti anni e quale fosse il mio rapporto con quella persona al tempo del regalo e quale potesse essere ora, visto che non ricordo nulla di lei.
Mi sono messo a sfogliare il libro. Con mia sorpresa per non averlo notato prima, ho scoperto decine di piccole orecchiette all’angolo delle pagine, di quelle che si fanno per segnare passaggi importanti e in quelle pagine alcune righe erano evidenziate sul bordo del paragrafo con tratti di matita fugaci. Ho iniziato così a sfogliare il libro, saltando a caso tra quei segni, leggendo le frasi evidenziate per cercare di capire chi potesse esserne l’autore, se un uomo o una donna e che tipo di personalità nascondesse dietro quella selezione di pensieri terzi.
Perché sottolineare frasi di un romanzo come fosse un manuale universitario, mi sono chiesto. Quella persona sarebbe stata interrogata a fine trimestre o cercava frasi ad effetto da usare in qualche conversazione intellettuale con gli amici o concetti romantici da sciorinare durante un appuntamento galante? Come sospettavo, la mia indagine non ha svelato molto del mistero in cui mi ero precipitato per caso scorrendo con lo sguardo i libri sulla mensola. Non ci ho pensato più, a quel mistero, fino ad oggi almeno quando ho fatto una valigia al volo, in partenza per una breve vacanza.
Come spesso mi capita, perché sono pigro e non ho voglia di andare in libreria, ho passato per l’occasione ancora una volta in rassegna con lo sguardo i libri stretti sulla mensola in mansarda alla ricerca di qualcosa di adatto per il viaggio. Il libro dalla copertina rossa era troppo grosso per la valigia e allora la mia attenzione è caduta su un libercolo abbastanza smilzo e trasandato che non mi sarebbe dispiaciuto infilare stretto nello zaino. “Il vecchio e il mare” di Hernest Hemingway. Era chiaramente una lettura che avevo già fatto ma che sarei stato felice di ripetere.
Salito sull’aereo, dopo aver guadagnato il mio posto e dopo aver pazientemente assistito all’esecuzione rituale delle dimostrazioni di sicurezza, ho iniziato a sfogliare le pagine di quell’edizione economica di un capolavoro della letteratura di tutti i tempi. Erano intensamente ingiallite, più di quanto avrebbero dovuto essere e poi, la quarta e alcune altre pagine portavano le macchie pesanti di ocra tipiche dell’esposizione all’acqua. All’evidenza risultava un vecchio libro che magari avevo portato in vacanza al mare e forse riposto distrattamente nello zaino con un telo bagnato di acqua salata. È tipico di me portare un libro che parla di mare al mare, ho pensato. Quel libro era il mio, mi apparteneva come esperienza, a differenza del libro dalla copertina rosso scuro con le orecchie, lo riconoscevo nello stile e nella trasandatezza. Curiosandone la postfazione, ho notato che anche qui il prezzo era coperto, e che di fianco c’era un cartellino adesivo con un nuovo prezzo e la data: deuemilatre, sconto del cinquanta percento, due euro e ottantaquattro centesimi. Un vero affare per un capolavoro della letteratura di tutti i tempi, ho pensato. Sul prezzo originale campeggiava, a far da copertura, il logo blu della libreria dove evidentemente ho comprato quel libro: Gullivertown, via Ugo Bassi 21, Bologna. Eureka! Avevo scoperto l’arcano! I prezzi dei libri si possono coprire anche perché il vero prezzo non è più quello originale e non solo perché sono un regalo. Che stupido a non averci pensato prima! Ora tutto tornava. Il libro dalla copertina rossa lo avevo preso a prezzo stracciato in qualche libreria o in qualche mercatino, sicuramente in un epoca remota, quando ancora non ero così pigro per andare in libreria. Si spiegava così anche la scelta banale di un titolo che non avrei mai pensato di acquistare a prezzo pieno. Ecco svelate anche le misteriose sottolineature e le orecchie, pererché io non ho mai conosciuto qualcuno che avrebbe fatto una cosa simile a un libro, forse. Le orecchie le aveva fatte il proprietario precedente.
Ora però delle nuove domande mi balevanano in testa per questa nuova scoperta: via Ugo Bassi, 2003, Bologna. Cosa ci facevo io a Bologna nel 2003? Con chi ero? Ero ospite di qualcuno che viveva lì, cosa ci facevo in giro d’estate (presumo fosse estate perché poi ho portato il libro al mare) in una città torrida come Bologna? Io dove vivevo all’epoca, cosa facevo, chi amavo, chi mi amava? Bisognerebbe tenere un diario dei propri libri, mi sono detto, un diario dove scrivere dove si era quando lo abbiamo comprato, se in una stazione dei treni o per le vie di una città, con chi si era al momento dell’acquisto, se da soli o con una fidanzata o una amante, un amico, da dove si veniva e dove si andava, cosa ci passava per la mente, se la leggerezza d’animo o la tristezza possa aver influenzato la scelta.
E’ curioso, ho pensato poi con un ghigno stampato in faccia, come non abbia letto nemmeno una pagina di questi due libri eppure stia viaggiando con la fantasia avanti e indietro nel tempo, a destra e sinistra della geografia, attraversando mari e monti e alla fine mi sono sentito un po’ come Santiago, il vecchio pescatore di Hamingway, attaccato al suo pesce gigante che lo scorrazza per un mare che non è fatto di acqua ma di ricordi, persone, fatti e luoghi e quanta bellezza e forza è nascosta in un libro-oggetto, che potente come un marlin può trascinarti via mentre sei tranquillo sulla tua barca o anche su in mansarda, ma anche che brutta bestia è la vecchiaia e che io sono più vecchio e nostalgico del Vecchio de il Vecchio e il Mare. E può solo peggiorare.